Nel dicembre 2015 ben 195 paesi hanno approvato l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici39, importante accordo universale e giuridicamente vincolante, che succede al Protocollo di Kyoto a distanza di circa dieci anni dalla sua entrata in vigore.
L’Accordo di Parigi definisce un piano d’azione globale finalizzato a contenere l’aumento medio della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius, rispetto ai livelli preindustriali (anno di riferimento 1990), con l’obiettivo ampiamente condiviso di limitare tale aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius.
Nel contesto degli Accordi di Parigi ed al fine di rispondere alla crisi ambientale e climatica in corso, l’11 dicembre 2019 la Commissione Europea ha presentato una nuova strategia di crescita volta a far diventare l’Europa il continente leader nella transizione verso un’economia a impatto climatico zero entro il 2050.
In effetti l’UE ha già da tempo iniziato a trasformare la propria economia con l’obiettivo della neutralità climatica: tra il 1990 e il 2018 ha ridotto del 23% le emissioni di gas a effetto serra, mentre l’economia è cresciuta del 61%.
Un’Europa ad impatto climatico pari a zero è un traguardo decisamente importante e per raggiungerlo la Commissione ha presentato, nel marzo 2020, la prima Legge per il clima europea. Gli obiettivi sono sicuramente ambiziosi in quanto si vuole raggiungere una riduzione del 50-55% delle emissioni di gas a effetto serra.
Inoltre, dal 2005, l’UE ha introdotto il primo mercato globale di CO2, denominato Emission Trading System (ETS),
L’ETS è ad oggi un’efficiente strategia per combattere il cambiamento climatico perche’ aumenta significativamente il prezzo della CO2 sull’ETS; così facendo, molte delle centrali a carbone attive sul territorio europeo verrebbero dismesse nel giro di pochi anni, diventando insostenibili da un punto di vista economico
(* )Pietzcker R. C., Osorio S., Rodrigues R. (2021), ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact, tra i maggiori esperti di politiche climatiche e decarbonizzazione energetica
Energia pulita attraverso fonti rinnovabili
La produzione e l’uso dell’energia nei vari settori economici rappresentano oltre il 75% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE, per cui l’approvvigionamento di energie pulite, economiche e sicure, rappresenta un punto fondamentale per conseguire gli obiettivi 2030 e 2050.
Il 21 gennaio 2020, il Ministero dello sviluppo economico (MISE), in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha annunciato l’invio alla Commissione europea del testo definitivo del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per gli anni 2021-2030.
La Tabella 1 mostra in dettaglio quali siano gli obiettivi del PNIEC italiano, tra cui si evidenziano:
una percentuale di energia da FER (Fonti Energia Rinnovabile) nei consumi finali lordi di energia pari al 30%, in linea con gli obiettivi previsti per il nostro Paese dalla UE;
▪ una quota di energia da FER nei consumi finali lordi di energia nei trasporti del 22% a fronte del 14% previsto dalla UE;
▪ una riduzione dei consumi di energia primaria rispetto allo scenario PRIMES 200742 del 43% a fronte di un obiettivo UE del 32,5%;
▪ la riduzione dei “gas serra”, rispetto al 2005, con un obiettivo per tutti i settori non ETS del 33%, superiore del 3% rispetto a quello previsto dall’UE
La transizione verso un’economia circolare
Per rispondere alla necessità di una crescita sostenibile non si può prescindere da un’economia di tipo circolare.
Finora l’economia ha funzionato con un modello “produzione-consumo-smaltimento”, un modello lineare dove ogni prodotto è destinato ad arrivare a “fine vita”. Tuttavia, la transizione verso un’economia circolare sposta l’attenzione sul riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti; quel che normalmente si considerava come un “rifiuto” può essere trasformato in una risorsa.
Per conseguire gli obiettivi di un’economia circolare e a impatto climatico zero è necessaria la piena mobilitazione dell’industria: poiché si stima che occorrono 25 anni per trasformare un settore industriale, per essere pronti nel 2050 le decisioni e le azioni dovranno essere intraprese nei prossimi cinque anni.
Il piano d’azione per l’economia circolare comprende:
▪ una politica per i “prodotti sostenibili”, dando priorità alla riduzione e al riutilizzo dei materiali prima del loro riciclaggio;
▪ interventi che si concentreranno in particolare sui settori ad alta intensità di risorse, come quello dell’edilizia, quello tessile, dell’elettronica e delle materie plastiche;
▪ entro il 2030 la Commissione metterà a punto requisiti per garantire che tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell’UE siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile;
▪ misure volte a incoraggiare le imprese a offrire, e a consentire ai consumatori di scegliere prodotti riutilizzabili, durevoli e riparabili;
▪ importanza delle informazioni, in quanto svolgono un ruolo importante per consentire agli acquirenti di prendere decisioni più sostenibili, riducendo il rischio di un marketing ambientale ingannevole (green-washing).
Edifici a emissioni zero
L’edilizia è responsabile del 40% del consumo energetico totale, per cui la via perseguita nel Green Deal per migliorare l’efficienza di questo settore è quella della ristrutturazione di edifici pubblici e privati.
Attualmente il tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare negli Stati membri varia dallo 0,4% all’1,2%, un ritmo che dovrà essere almeno raddoppiato se si vogliono raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di efficienza energetica e di clima.
È pur vero che è difficile aumentare i tassi di ristrutturazione ma questo può permettere di ridurre l’importo delle bollette energetiche e può contrastare la povertà energetica, oltre che a dare un impulso al settore dell’edilizia, costituendo così un’occasione per sostenere le PMI e i posti di lavoro a livello locale.
Lo scopo del Green Deal è quindi quello di far nascere edifici smart, ad altissima efficienza energetica, con zero sprechi, ecologici al fine di limitare al massimo l’impatto ambientale e rendere l’immobile più sano per chi ci vive
Mobilità sostenibile e intelligente
Il settore dei trasporti nell’UE è da solo responsabile del 27% delle emissioni di gas serra; dal 1990 ad oggi, l’aviazione e la navigazione marittima hanno incrementato le emissioni del 50%, mentre il trasporto su strada contribuisce da solo al 71,7% delle emissioni nei trasporti.
Nella corsa internazionale alla neutralità climatica, assume un ruolo centrale la European Sustainable and Smart Mobility Strategy (dicembre 2020) che ha come obiettivo ultimo la decarbonizzazione dell’intero settore dei trasporti.
Gli obiettivi della European Sustainable and Smart Mobility Strategy sono sintetizzati nella Tabella 2
Fonte: commissione AIFIRM “Economia sostenibile .Rischi ed opportunità per il sistema bancario italiano”
Al fine di raggiungere l’obiettivo della riduzione, entro il 2050, del 90% delle emissioni del settore dei trasporti, le strategie adottate dall’UE si basano su tre pilastri.
Il primo pilastro prevede la diffusione di veicoli a basse o zero emissioni; un ruolo fondamentale in questo quadro potrebbe venire dallo sviluppo dell’idrogeno verde, fondamentale per rendere sostenibili le modalità di trasporto di difficile elettrificazione, in particolare il trasporto aereo, marittimo e quello pesante su strada.
Il secondo pilastro riguarda lo spostamento del traffico verso modalità di trasporto maggiormente sostenibili; le ferrovie sono il fulcro di questo quadro, poiché considerate una forma di trasporto verde, innovativa e sicura.
Il terzo pilastro riguarda gli investimenti necessari per la realizzazione di questi obiettivi, stimati dalla Commissione in 130 miliardi di euro l’anno tra il 2021 e il 2030 per lo sviluppo di veicoli a emissioni zero e le infrastrutture per la ricarica.
Un ruolo centrale sarà svolto dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI), che avrà l’obiettivo di produrre un effetto leva e attrarre investimenti privati. Nel novembre 2019 la BEI ha lanciato una nuova strategia per il clima e una New Energy Lending Policy43, diventando di fatto la Banca per il clima dell’UE.
Dal produttore al consumatore
Il 20 maggio 2020, la Commissione europea ha presentato la Comunicazione sulla Strategia Farm to Fork , che regola una transizione verso un sistema alimentare sostenibile nell’UE: tratta i temi della produzione alimentare attraverso la lavorazione e il trasporto, fino alle scelte alimentari consapevoli da parte dei consumatori.
Questo nuovo approccio mira a ridurre gli impatti ambientali del sistema alimentare, rafforzando la resilienza e garantendo la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare di fronte ai cambiamenti climatici.
Si vuole garantire che il settore dell’agricoltura, della pesca e dell’acquacoltura, nonché la catena del valore alimentare, contribuiscano al perseguimento dei seguenti obiettivi:
▪ il Climate Target Plan 203045;
▪ la neutralità climatica entro il 2050;
▪ almeno il 25% dell’intera superficie agricola dell’UE coltivata biologicamente entro il 2030;
▪ riduzione di almeno il 50% delle perdite di nutrienti, nell’ottica di ottenere una riduzione di almeno il 20% nell’uso dei fertilizzanti entro il 2030;
▪ riduzione dell’uso dei pesticidi chimici del 50% entro il 2030;
▪ riduzione del 50% del volume totale delle vendite dell’UE di antimicrobici per animali d’allevamento e pesci, entro il 2030
Tra le azioni della strategia Farm To Fork si prevede anche una proposta per un’etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore dell’imballaggio (Front Of Pack, FOP) e la possibilità di estendere a determinati prodotti l’obbligo delle indicazioni di origine o di provenienza degli alimenti.
Proteggere gli ecosistemi
Gli ecosistemi forniscono servizi essenziali quali cibo, acqua dolce, aria pulita e riparo, per cui è importante salvaguardarli. Tutte le politiche dell’UE dovrebbero contribuire a preservare e ripristinare il capitale naturale europeo.
Gli ecosistemi forestali subiscono sempre maggiori pressioni a causa dei cambiamenti climatici, di conseguenza le aree boschive dell’UE devono migliorare sia qualitativamente che quantitativamente, affinché l’Europa possa raggiungere la neutralità climatica e sviluppare un ambiente sano.
La biodiversità svolge un ruolo fondamentale nella vita delle persone, perché fornisce cibo, acqua e aria pulita, per cui è essenziale tutelarla al fine di garantire una buona salute delle persone; inoltre, è indispensabile per l’economia: secondo il Forum economico mondiale, quasi la metà del PIL globale (circa 40.000 miliardi di euro) dipende dall’ambiente naturale e dalle sue risorse.
Per questi motivi, il 20 maggio 2020 la Commissione ha adottato una proposta di strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, dove le principali azioni da realizzare sono:
▪ la creazione di zone protette comprendenti almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’UE, in modo tale da ampliare la copertura delle zone naturali esistenti;
▪ ripristinare gli ecosistemi degradati in tutta l’UE entro il 2030 attraverso una serie di impegni e misure specifici, tra cui ridurre l’uso e il rischio dei pesticidi del 50% entro il 2030 e l’impianto di 3 miliardi di alberi all’interno dell’UE;
▪ stanziare 20 miliardi di euro l’anno per la protezione e la promozione della biodiversità tramite i fondi dell’UE e finanziamenti nazionali e privati;
▪ creare un quadro globale e ambizioso per la biodiversità.
Zero inquinamento
L’obiettivo primario è quello di ottenere un ambiente privo di inquinamento entro il 2050, e ciò a prescindere che si tratti di acqua, aria o suolo.
Il 12 maggio 2021 la Commissione europea ha presentato il proprio piano d’azione per azzerare l’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo, che costituisce il punto cardine per la politica del Green Deal europeo, che prevede la riduzione delle emissioni ad un livello tale che non siano più dannose per la salute e per gli ecosistemi in cui viviamo.
Tra le strategie presenti nel piano d’azione della Commissione, nasceranno i cosiddetti Living Labs, infrastrutture apposite che avranno lo scopo di sviluppare soluzioni digitali green, insieme alla costituzione di centri di conoscenza sull’inquinamento zero.
Diventare il primo continente a impatto climatico zero al mondo entro il 2050 è un’opportunità unica per modernizzare l’economia e la società europea; la ricerca e l’innovazione svolgeranno un ruolo centrale per accelerare e guidare le transizioni necessarie, diffondere e dimostrare soluzioni riducendone i rischi e coinvolgere i cittadini nell’innovazione sociale.
“Orizzonte Europa” sarà il principale programma di finanziamento dell’UE per la ricerca e l’innovazione, e vanta un budget di 95,5 miliardi di euro.
Le missioni, in ambito di ricerca, su cui punterà l’UE sono:
▪ l’adattamento ai cambiamenti climatici, inclusa la trasformazione della società;
▪ la lotta contro il cancro;
▪ oceani, mare e acque costiere in buona salute;
▪ città intelligenti a impatto climatico zero;
▪ buona salute del suolo e dell’alimentazione.